Quando ho cominciato a insegnare, volevo essere come il professor Keating.
Chi non ricorda “Capitano, mio capitano”?
Volevo andare oltre la semplice trasmissione di contenuti e informazioni, men che meno volevo che la classe diventasse un palcoscenico sul quale esibire il mio sapere (che peraltro ho sempre ritenuto limitato e insufficiente rispetto all’incontenibile vastità dello scibile). Ero affezionata all’idea di poter guidare i ragazzi a costruirsi da soli il loro sapere, e ispirarli a esplorare ed esprimere, senza paura, i loro talenti e le loro passioni.
La mia idea romantica si è subito infranta contro il muro della realtà.
Il primo giorno che ho messo piede in una classe, non riuscivo a sentire nemmeno la mia voce perché era sommersa dagli schiamazzi di 25 adolescenti agitati e riottosi. Non c’era possibilità di fare lezione, almeno non in modo tradizionale.
Dopo diversi tentativi falliti, mi sentivo parecchio frustrata ed ero tentata di seguire il consiglio dei colleghi più anziani, che mi esortavano a “lasciar perdere” e terrorizzare i ragazzi con insufficienze per ridurli all’ordine.
Ma nonostante tutto, io continuavo ad aggrapparmi alla mia idea romantica.
E allora ho cercato altre vie: ho deciso di sfruttare la loro passione per il gioco e lo sport e ho inventato un gioco di ruolo a squadre, in cui i ragazzi dovevano salvare il mondo dalla distruzione utilizzando le armi della retorica e della persuasione.
Nel momento in cui ho cominciato a giocare con loro, i ragazzi mi hanno presa sul serio.
Hanno cominciato ad appassionarsi e a collaborare per raggiungere dei risultati; hanno letto e imparato molte cose, quasi senza accorgersene e divertendosi.
Anch’io mi sono divertita e ho imparato che l’apprendimento è più efficace e coinvolgente quando avviene attraverso il gioco e le attività creative.
Da quel momento, non sono più tornata indietro: apprendimento esperienziale, educazione emotiva e cura della relazione sono diventati i pilastri indispensabili di un metodo di cui ho sperimentato ripetutamente l’efficacia in classe e che ho deciso di condividere per ispirare altri insegnanti ed educatori ad abbracciare con entusiasmo e fiducia il loro ruolo.
In questi anni, i miei studenti si sono trasformati in reporter, drammaturghi, illustratori e attivisti; hanno riportato in vita antichi filosofi e poeti e hanno incarnato personaggi letterari.
Hanno esplorato le loro emozioni attraverso la lettura, la scrittura e il dialogo.
Io ho visto i loro talenti sbocciare e i loro sguardi illuminarsi.
Ho ricevuto le loro lettere e i loro abbracci.
Lungo il cammino, ho incontrato diversi colleghi appassionati e impegnati a costruire una scuola più attiva e partecipativa e ho continuato a nutrire quell’idea iniziale di insegnante, che però mi sembra sempre meno romantica e sempre più aderente alla realtà.
L’idea è che a scuola non ci limitiamo a insegnare delle discipline, ma che attraverso le discipline, coltiviamo creatività, sensibilità, intelligenza emotiva e pensiero critico.
Diventiamo così “catalizzatori di trasformazioni” e aiutiamo i ragazzi a “scoprire chi sono e diventarlo” (come diceva Pindaro).
È da qui che nasce questa newsletter: dalla voglia di condividere quest’idea e i tanti, possibili modi per realizzarla.
Weekly spark ✨
In questa sezione della newsletter, vorrei condividere delle piccole “scintille ispiratrici” per offrire spunti di riflessione e nuove prospettive che possano ispirare l’azione educativa, ma anche nutrire la nostra sensibilità e creatività.
La “scintilla” di questa settimana è un famoso TED talk del pedagogista Ken Robinson, un altro grande modello a cui mi ispiro, insieme al professor Keating.
Nel talk, dall’eloquente titolo “Do schools kill creativity?”, Robinson parte da uno spunto provocatorio: la scuola uccide la creatività perché privilegia la sfera logica e cognitiva a discapito di quella creativa ed emotiva. Mettendo al centro di tutto la prestazione e la competizione, stigmatizza l’errore e alimenta la paura di sbagliare, che blocca qualsiasi slancio creativo.
E così, con il procedere dell’età e della scolarizzazione, perdiamo quello sguardo fresco e capace di meravigliarsi di fronte a cose apparentemente insignificanti, trasformandole in cose straordinarie.
In una scuola così, mettiamo le basi per costruire un mondo sempre più brutto e sempre più piatto. Quando ci decideremo a cambiare strada?
Questo e molto altro in un talk che, in queste giornate estive in cui abbiamo la possibilità di riconnetterci con i nostri pensieri, mi sembra uno spunto ideale per riportare alla luce le nostre motivazioni profonde.
Grazie ,il vero segreto è l'entusiasmo,la capacità di coinvolgere e la fantasia. Oltre alle competenze.buona Domenica