Prima o poi, la domanda arriva.
È successo qualche giorno fa, mentre leggevamo degli esperimenti sugli esseri umani condotti dai nazisti, della loro “pulizia della razza”, dell’eliminazione sistematica di disabili e malati di mente, dei campi di sterminio.
A un certo punto, uno di loro te lo chiede: “Ma com’è possibile che degli esseri umani compiano azioni così aberranti? Come si arriva a quel punto?”
Fino a pochi mesi fa erano ancora bambini, e confesso che cerco sempre di ritardare il più possibile il momento in cui vengono in contatto con le storture più oscure dell’animo umano.
Vorrei proteggerli dal disincanto e dall’orrore che di solito si accompagnano alla scoperta dell’«arido vero».
Ma prima o poi le scoperte arrivano, e con esse le domande.
Domande potenti, scomode, necessarie.
Spesso rispondo che tutto questo è il risultato di una profonda “malnutrizione” emotiva e affettiva. Come un corpo denutrito si indebolisce, così un’anima che non riceve il giusto nutrimento emotivo rischia di diventare insensibile, incapace di percepire l’altro come essere umano. Prima smetti di sentire, poi di vedere l’altro, infine di riconoscerne l’umanità.
Ed è proprio qui che entra in gioco il nostro ruolo di educatori.
Queste conversazioni difficili, queste domande scomode sono in realtà opportunità preziose per nutrire la sensibilità dei nostri ragazzi. Attraverso questi momenti di confronto, piantiamo semi importanti nelle loro coscienze, alimentando:
La capacità di percepire l’altro come essere umano, non come un’astrazione;
L’empatia e la capacità di mettersi nei panni degli altri;
L’abitudine a porsi domande etiche, senza accontentarsi di risposte preconfezionate;
Il coraggio di non anestetizzarsi di fronte alle ingiustizie.
Ogni volta che un ragazzo si pone domande come queste, sta già nutrendo la propria sensibilità. Sta sviluppando gli “anticorpi emotivi” che potrebbero prevenire il ripetersi di quelle stesse aberrazioni che oggi lo turbano e lo spingono a interrogarsi. È un processo delicato, che richiede equilibrio: da un lato dobbiamo proteggere i nostri ragazzi, dall’altro dobbiamo prepararli ad affrontare la realtà con gli strumenti emotivi adeguati.
Weekly spark ✨
A proposito di nutrizione emotiva, voglio condividere una “scintilla” che mi è particolarmente cara: il TEDx talk di Maria Chiara Gritti, psicologa e scrittrice che ho avuto il piacere di conoscere al TEDx Vicenza, al quale abbiamo partecipato entrambe come speaker.
È un talk molto intenso, in cui Maria Chiara esplora le origini di quel “vuoto emotivo” che tutti prima o poi sperimentiamo, e sottolinea l’importanza di una corretta “nutrizione affettiva” per colmarlo.
È un talk da cui possiamo trarre ispirazione come insegnanti e come genitori, ma anche per noi stessi, per imparare ad ascoltare i segnali che ci arrivano dalle nostre emozioni e, di conseguenza, scegliere consapevolmente i “cibi affettivi” dei quali nutrire noi stessi e i nostri ragazzi.
Laboratorio 🎨
Per nutrire la sensibilità dei ragazzi attraverso attività concrete, ecco alcune risorse e spunti pratici per diverse età 👇.
📚 Per facilitare conversazioni difficili in classe e stimolare la riflessione etica:
La lettura condivisa è uno strumento potentissimo: scegli libri che affrontino temi delicati e controversi, e invita i ragazzi a immedesimarsi nei protagonisti e a condividere le emozioni suscitate dalla storia. [Per approfondire, leggi il mio precedente post sulla lettura condivisa].
Organizza circle time filosofici: disponi le sedie in cerchio e usa un oggetto simbolico che, passando di mano in mano, dà a tutti la possibilità di esprimersi su questioni etiche delicate.
Proponi dilemmi morali: presenta situazioni concrete che richiedono una scelta etica e discuti le diverse prospettive senza giudicare.
Racconta storie di “giusti” (persone comuni che hanno scelto di fare la cosa giusta in situazioni difficili) o proponi percorsi interdisciplinari sulle violazioni dei diritti umani.
🌱 Per sviluppare l’empatia e la sensibilità quotidiana:
Organizza role-playing strutturati in cui i ragazzi devono “mettersi nei panni” di persone molto diverse da loro.
Istituisci il momento delle “piccole gentilezze”: dedica del tempo a notare e apprezzare i gesti di cura reciproca.
“Adotta una storia”: segui nel tempo una situazione di ingiustizia nel mondo, documentandola e discutendone gli sviluppi con la classe.
Per progettare questi percorsi, segnalo alcune risorse e spunti preziosi:
La piattaforma Parole O_Stili per riflettere sul peso delle parole;
I materiali e le iniziative educative di Emergency e Amnesty;
Le risorse della Philosophy for Children (P4C).
Queste attività non sono “extra” da aggiungere al programma, ma modi per integrare naturalmente l’educazione emotiva nella didattica quotidiana, nutrendo quella sensibilità che è il vero antidoto all’indifferenza.
grazie mille,buona domenica