[Mio capitano #27] Semi
Rituali per salutare gli studenti alla fine di un ciclo (e sopravvivere al distacco)
Restano poche ore da trascorrere insieme.
Poi usciranno da quell’aula per non entrarci più.
Sono entrati bambini, escono adolescenti.
Prenderanno altre strade.
Faranno nuove esperienze.
Altri insegnanti li accompagneranno nella loro crescita.
Lasceranno dei vuoti.
In classe a settembre ci saranno volti nuovi, nuove relazioni da costruire.
Ogni volta che un ciclo si chiude, cerco di prepararmi al distacco, ma quando arriva è sempre un colpo difficile da assorbire.
Gli ultimi giorni di un triennio sono un po’ come i primi.
Sono giorni delicati, in cui si creano connessioni e si gettano semi.
Negli ultimi giorni, è particolarmente importante dare un significato a ogni momento. Il distacco va preparato, vissuto consapevolmente. Non bisogna lasciare che ci “piova addosso” senza neanche nominarlo, prenderne atto. Come quelle cose che accadono nostro malgrado e che quindi non “viviamo” con presenza, con consapevolezza.
Molto spesso lo passiamo sotto silenzio perché ne abbiamo paura, perché non vogliamo dare voce a emozioni scomode come la tristezza.
Ma dopo tre anni passati insieme, in cui li abbiamo accompagnati nella loro crescita, in cui siamo cresciuti insieme, non dare importanza al momento del distacco è come non dare importanza a tutto il percorso fatto insieme.
Non dirci che siamo tristi, che ci dispiace “lasciarci”, ma anche che siamo contenti del cammino condiviso, è come non riconoscerlo, è come dire che quei mesi o anni trascorsi insieme non valgono nulla.
E allora, come trasformare il distacco in un’esperienza significativa e consapevole?
Torno all’idea dei “semi”.
Negli ultimi giorni, per me la parola chiave è “condivisione”: di stimoli, emozioni e letture che considero significative perché racchiudono il senso del percorso fatto insieme.
Tra queste, Il pannello di Erri De Luca, in cui il ritratto di un insegnante indimenticabile illumina l’essenza di quello che vuol dire per me “insegnare”: non semplicemente “trasmettere contenuti”, ma coltivare menti critiche e cuori sensibili. Non dimenticare mai che di fronte a te ci sono delle persone, che come tali vanno trattate, ascoltate, guidate a ragionare e a sentire.
Per questo, leggerò con loro anche un pensiero di Gramsci contro l’indifferenza: perché se c’è una cosa che spero di avergli trasmesso, è l’importanza di lasciarsi toccare da quello che succede intorno a noi, dalle sofferenze e dalle gioie degli altri. L’importanza di non indurire la loro sensibilità e non mascherare la loro fragilità perché l’incapacità di ascoltare i propri sentimenti (e quindi quelli degli altri) è il primo passo verso l’incomprensione, la violenza e la guerra.
E poi dedicherò loro questi versi di Pasolini, un invito a mantenere la freschezza, l’innocenza, la capacità di sognare e non lasciare che l’avanzare dell’età li trasformi in adulti “seri”, pieni di certezze e privi di luce.
Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali o nevrotici;
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare
qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.
Infine, ritengo fondamentale “chiudere il cerchio” e dare la parola a loro.
Li ringrazierò per quello che hanno dato in questi anni, per come la nostra relazione mi ha arricchita.
E chiederò che cosa si portano a casa da questo percorso, che cosa hanno imparato di se stessi.
In genere, l’ultimo giorno restituisco loro il foglio con la mano disegnata all’inizio della prima media, in cui avevano scritto i loro sogni, le loro passioni e paure di allora. Una fotografia di com’erano all’inizio.
Le loro mani ormai sono cresciute, non entrano più nel disegno.
E possono così vivere e “toccare con mano” come sono cambiati.
È un momento di consapevolezza importante: imparare a fermarsi ogni tanto e riflettere sul percorso fatto.
Ora sono pronti ad andare.
Per me che resto, quello che mi consola sono i legami e i ricordi che conserveremo.
La gratitudine per i semi che ho visto germogliare.
E il pensiero luminoso di quelli che germoglieranno in futuro.
Grazie,buon proseguimento,buone vacanze!!!