[Mio capitano #32] Emozioni in azione
Educazione emotiva attraverso il teatro [video-intervista con Davide Palermiti]
Negli anni dell’università, con alcuni amici ho messo su una compagnia teatrale con cui realizzavamo spettacoli comici. A distanza di tempo, i pomeriggi di prova sono tra i miei ricordi più vividi, più delle serate sul palco.
Andare in scena è un’esplosione di adrenalina, travolgente ma fugace.
Quello che resta davvero impresso è il percorso creativo che porta a quell’esplosione. Durante le prove si liberano energie incredibili: si improvvisa, si ride, si scherza e la creatività fluisce liberamente tra le persone, portando a soluzioni brillanti e inaspettate.
Nel teatro si intrecciano corpo, parola ed emozioni in movimento: è un laboratorio privilegiato per conoscere sé stessi, mettersi alla prova, superare i propri limiti e creare qualcosa di bello insieme agli altri.
È per questo che da anni lo porto in classe.
Insieme alla scrittura e alla lettura attiva e condivisa, il teatro è uno strumento potente per educare alle emozioni e all’esplorazione di sé in modo concreto, dinamico e coinvolgente.
Un teatro speciale
Non parlo dei classici percorsi in cui un regista guida i ragazzi a mettere in scena un copione predefinito.
Parlo di un vero laboratorio in cui, insieme all’educatore con cui collaboro, proponiamo stimoli mirati: emozioni da esplorare, situazioni da interpretare, personaggi da incarnare.
Sotto la nostra guida, i ragazzi attivano il corpo e, attraverso l’improvvisazione e il gioco di ruolo, costruiscono “quadri viventi”, scene, microstorie originali e persino interi spettacoli partendo da zero.





Nessun copione imposto: noi facilitiamo, i ragazzi creano. Per scoprire nel dettaglio le fasi del laboratorio, ti rimando al video nella sezione Spotlight.👇
Questo approccio sviluppa diverse competenze trasversali nei ragazzi:
Presenza e concentrazione: fare teatro allena a essere presenti nel qui e ora. Stare nel momento, nel personaggio, nell’emozione e nella relazione con i compagni aiuta ad ascoltarsi, a riconoscere i segnali del corpo e a regolare ciò che si prova. Si impara a respirare quando sale l’ansia, a ritrovare il proprio centro e a immergersi in un compito con pienezza.
Pensiero divergente e flessibilità: dallo stesso stimolo possono nascere scene molto diverse. L’improvvisazione allena a generare alternative, a sospendere il giudizio, a trasformare l’errore in opportunità ed esplorare altre possibilità.
Consapevolezza corporea ed espressività: ci riappropriamo del corpo come primo strumento comunicativo per dare voce alle emozioni ed entrare in relazione. Ritmo, intensità, silenzi e gesti spesso dicono più delle parole.
Esplorazione e regolazione delle emozioni: improvvisazioni e quadri viventi permettono di passare con fluidità tra stati emotivi opposti (dallo sfinimento alla vitalità, dal conflitto alla collaborazione, dal dolore alla gioia). Non solo si “parla” di emozioni: le si sente, si imparano a nominare e a modulare.
Leggerezza: in una cornice protetta e dinamica — ci si muove nello spazio, si lavora in cerchio, a coppie o in piccoli gruppi — è possibile prendersi meno sul serio, sbagliare e riprovare senza il peso del perfezionismo, ritrovando una leggerezza e una spontaneità che spesso, diventando “grandi”, tendiamo a soffocare.
Spotlight 🎯
Per capire come tutto questo prende forma in classe, guarda la video-intervista con Davide Palermiti, l’educatore con cui conduciamo questi laboratori.
Se questo tema ti risuona, condividilo con un collega e raccontami nei commenti: quale emozione esplorerai per prima sul “palcoscenico” della tua classe?
Grazie..molto interessante